Catturare l’attenzione dello spettatore anche durante le pause pubblicitarie, siano queste in radio, televisione o internet, è da sempre un compito arduo.
E anche se spesso la soluzione consiste in uno spot disruptive e fuori dall’ordinario, con video accompagnati dalla musica più adatta al brand o al prodotto mostrato, molte volte i marketer decidono di fare ricorso a una “scorciatoia” davvero particolare: il jingle.
Dalle origini alle motivazioni che spingono alla scelta di inserire nelle pubblicità queste canzoncine, fino ad alcuni esempi tutti italiani che (nel bene o nel male) ci ricorderemo per sempre, ti spieghiamo tutto nel nostro nuovo articolo.
Dalle origini a oggi
I jingle pubblicitari nascono in America, negli anni ‘20, per un motivo molto particolare. All’epoca era vietato trasmettere pubblicità in radio ma, come si dice, “fatta la legge trovato l’inganno”: per aggirare il divieto iniziarono a essere create delle canzoncine che citavano sia il prodotto che il marchio; e, non trattandosi di veri e propri spot, ne veniva concessa la diffusione.
Il primissimo esempio di jingle pubblicitario è quello dei Cereali Wheaties, che andò in onda nel dicembre 1926. Da quel momento, l’arte del jingle continuò a crescere e ad essere usata per gli spot di prodotti sempre diversi, raggiungendo il suo apice intorno agli anni ’50.
In Italia, la rivoluzione jingle iniziò il 3 febbraio 1957 con Carosello: un contenitore pubblicitario che mostrava una serie di brevi sketch e contenuti animati che, nel finale, contenevano la promozione di un prodotto. Grazie alle sue caratteristiche, Carosello era apprezzato da ogni generazione: per i più piccoli era l’appuntamento da non perdere e finito il quale si andava a dormire, mentre gli adulti potevano apprezzare le scenette e vedere pubblicità di prodotti che, con ogni probabilità, avrebbero anche acquistato.Carosello andò in onda per un totale di 7261 episodi e si concluse il 1° gennaio 1977, dopo avere contribuito a scolpire nella memoria collettiva tantissimi personaggi: l’omino coi baffi della Bialetti, Topo Gigio, Calimero, gli Antenati (I Flintstones), Cocco Bill, per citarne alcuni.
Oggi, i jingle pubblicitari sono ancora ampiamente utilizzati; e l’Italia non fa eccezione… ma ne parleremo più avanti nell’articolo.
Le caratteristiche principali dei jingle
Chiarite le origini e l’evoluzione, in chiave italiana, dei jingle pubblicitari, cerchiamo di andare più in profondità e di capire qual è il segreto del loro successo ormai centenario.
In primis, i jingle hanno una capacità pressoché unica di catturare l’attenzione e rimanere impressi nella memoria delle persone (e su questo c’è una bellissima scenetta nel film Inside Out che ti consigliamo di guardare subito): melodie brevi, frasi musicali e testi semplici e ripetitivi rendono queste musichette orecchiabili e memorabili; non a caso, lo stesso termine jingle significa tintinnio.
Ma c’è di più; includendo informazioni specifiche sul marchio, come il nome dell’azienda o uno slogan, il jingle crea un’impronta uditiva distintiva che facilita la memorizzazione del messaggio e favorisce un’associazione positiva (o almeno così si spera) con il brand; in altre parole, la loro funzione non è solo quella di intrattenere, ma anche di rafforzare la brand identity, poiché aiutano i consumatori a ricordare facilmente il prodotto o servizio associato ogni volta che ascoltano quel motivetto.
In definitiva, i jingle rappresentano una risorsa di marketing fondamentale nell’attrarre l’attenzione dello spettatore, rimanendo impressi nella mente dei consumatori e aiutandoli a collegare immediatamente la melodia al brand.
5 jingle tutti italiani di che ci ricorderemo per sempre
Data la lunga tradizione italiana in fatto di jingle, ecco alcuni esempi che, a nostro avviso, hanno fatto la storia.
Partiamo con lo spot di Cameo per i budini Muu Muu:
Le mucche fanno muu
Ma una fa muu muu
Il budino al latte con le macchie
Supergoloso supercremoso
Vaniglia cioccio ciocco vaniglia
Ha fatto muu muu la mucca con gli occhiali
Muu muu supercremoso e vai
Macchie golose e tutto ok!
Come si evince anche dalla semplice lettura del testo (che mentre leggevi probabilmente anche canticchiavi), questo jingle spiega nel dettaglio alcune delle caratteristiche principali del prodotto come il gusto, la consistenza e l’origine.
Passiamo poi allo spot, e al jingle, più longevo d’Italia: quello della Cedrata Tassoni.
Andato in onda per la prima volta in una puntata di Carosello del 1973, il jingle recita: “Quante cose al mondo puoi fare, costruire, inventare, ma trova un minuto per me!”; 15 secondi di motivetto che, ogni qual volta lo si ascolta, continua ancora oggi a riportarci in quell’atmosfera indimenticabile degli anni ‘70.
La vita fa Tic-Tac, il ritmo fa Tic-Tac
Accendi il ritmo della vita con Tic-Tac
È quel confetto che, allegria farà
Lo senti il gusto così fresco con Tic-Tac
Il cuore fa Tic-Tac
L’amore fa Tic-Tac
È così fresca la giornata con Tic-Tac
È quel confetto che, allegria farà
Lo senti il gusto così fresco con Tic-Tac
Mettiamo nello stesso spot Michelle Hunziker, il suono caratteristico di una mentina nella sua confezione, il ritmo di una musica dal nomen omen “Tico Tico” et voilà: ecco il jingle delle mentine Tic-Tac. Il ritmo, la scenografia bianca minimal e le poche rime hanno reso questo spot del 2002 davvero indimenticabile; oltretutto, è probabilmente proprio grazie a spot come questo se le Tic-Tac sono una delle mentine preferite dagli italiani.
Un altro esempio di jingle pubblicitario tanto semplice quanto memorabile è quello delle Lelly Kelly: “Siam Lelli Kelly le tue scarpine oh yeah! Siam Lelli Kelly le tue più carine oh yeah! Tu puoi giocar con noi, siamo sicure sai”. Un ritmo semplice, che scandisce uno spot in cui una serie di spiegazioni sul prodotto si alternano al cantato: e il successo, anche in questo caso, è assicurato.
Per concludere, un esempio di jingle che ci rimarrà per sempre in testa e relativo a un prodotto che, in realtà, è stato uno dei peggiori flop di Ferrero: stiamo parlando del Gran Soleil.
Alla fine di un buon pasto pesce pasta con il pesto ci è rimasto solo un posto,ma quel posto è prenotato da un dessert che va agitato e di seguito nel freezer congelato…
Gran Soleil…il nettare degli Dei!!!!
Il suo gusto è di limone,tra milioni di limoni li hanno scelti i Siciliani di natura profumati che rinfrescano i palati alla fine vi sentite sollevati…
Gran Soleil…il nettare degli Dei!!!!
Una canzoncina che si sentiva ovunque e che, probabilmente anche a causa della sua lunghezza, in molti ricordano con sentimenti non proprio piacevoli; ed è stato anche questo, unito a informazioni sul prodotto poco chiare e a un prezzo elevato, a decretare il fallimento di questo particolare prodotto.
Una soluzione sempre valida per gli spot?
All’università, nei corsi di marketing e comunicazione, viene insegnata una regola: “se non sai come dirlo, cantalo”. Ma è davvero sempre il caso di fare così?
Ad esempio, Elio e le Storie Tese, protagonisti di tantissimi spot (tra le ultime quelle di ING Conto Arancio): ok, sono spesso divertenti, ma forse hanno un po’ stancato. Sentire un jingle sulla raccolta differenziata con regole che non valgono in moltissimi comuni forse non è proprio la scelta migliore. “Sì con riso ma senza lattosio” non è proprio orecchiabile, quindi ne faremmo volentieri a meno.Come abbiamo detto a inizio articolo, anche la creazione di spot pubblicitari in forma di jingle potrebbe essere considerata un’arte; e come tale, ogni ritornello deve essere misurato, ragionato, piacevole da sentire e in target con il consumatore di riferimento.
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