Il mondo delle produzioni cinematografiche cerca da sempre nuovi modi per superare i limiti della tecnologia e, di conseguenza, dell’immaginazione. Tra le innovazioni più importanti (e a molte persone sconosciute) si annovera sicuramente quella delle virtual production: una serie di tecniche e tecnologie grazie alle quali il confine tra realtà e fantasia è sempre più sottile.

In questo articolo scopriremo cosa significa virtual production, le sue origini ed evoluzioni nel corso degli anni, le diverse fasi del processo e i tanti vantaggi a essa collegati.

 

Cos’è e cosa significa virtual production

La virtual production (in italiano “produzione virtuale”) è un insieme di tecniche estremamente innovative che combinano realtà virtuale, realtà aumentata e grafica computerizzata in tempo reale per migliorare (e possibilmente accelerare) la produzione cinematografica.

Queste tecnologie, le cui origini risalgono a quasi un secolo fa, hanno recentemente trovato un terreno estremamente fertile nel cinema grazie all’uso dei game engine (tra questi spicca, con evoluzioni molto interessanti sempre in tempi recenti, l’Unreal Engine di Epic Games). Originariamente sviluppati per i videogiochi, i “motori di gioco” sono diventati potenti alleati delle produzioni cinematografiche nella creazione di elementi grafici di alta qualità, il tutto in tempo reale; in più, rendono possibile la collaborazione simultanea e remota tra più persone sullo stesso progetto, aumentando così l’efficienza produttiva.

 

Dalle origini a oggi

Dedichiamo ora qualche riga alle origini della VP, le cui radici risalgono alle tecniche di proiezione frontale e posteriore del secolo scorso; “Liliom” (1930) è stato uno dei primi ad utilizzare la retroproiezione, mentre “2001: Odissea nello spazio” (1968) di Stanley Kubrik ha fatto un uso pionieristico della proiezione frontale. Anche il film “Oblivion” (2013) ha sfruttato questa tecnologia proiettando immagini in movimento su un grande telo bianco di mussola bianca.

Un’altra componente chiave della produzione virtuale è la performance capture, che cattura le performance degli attori per tradurle in personaggi 3D; questa tecnica è stata resa celebre da Andy Serkis nel ruolo di Gollum in “Il Signore degli Anelli: Le Due Torri” del 2002.

Film come “Gravity” (2013) hanno contribuito a spingere ulteriormente i confini visual effects, utilizzando innovazioni come la Light Box per proiettare immagini realistiche nello spazio e sulla Terra. Questa tecnologia ha ispirato altri film, come “Rogue One – A Star Wars Story” (2016) e “Solo – A Star Wars Story” (2018), a utilizzare effetti di luce interattivi e schermi di proiezione ad alta risoluzione.

Più recentemente, serie come “The Mandalorian” (2019) sono state un potente banco di prova per l’Unreal Engine: strumenti come quelli di collaborazione multiutente e la possibilità di renderizzare le scene in tempo reale rispetto ai movimenti della videocamera, infatti, hanno consentito di raggiungere una qualità e coerenza grafica praticamente indistinguibile dalla realtà.

 

Le fasi di una virtual production

Nella produzione cinematografica tradizionale, gli effetti visivi (VFX, dall’inglese Virtual Effects) vengono aggiunti nella fase di post-produzione, cioè soltanto dopo che tutte le riprese sono state completate. Questo metodo comporta spesso una pipeline di lavoro lineare, con potenziali ritardi e inefficienze dovute a errori rilevati solo in fase avanzata. La virtual production rivoluziona questo processo, coinvolgendo il team VFX fin dall’inizio e creando una pipeline di lavoro più integrata e flessibile.

Ecco una panoramica dettagliata delle fasi della VP:

  1. Pitchvis: in questa fase, lo studio VFX presenta una previsualizzazione del progetto al team di produzione per ottenere l’approvazione iniziale: l’obiettivo, come suggerisce il nome, è quello di convincere i decisori del potenziale creativo e tecnico del progetto, fornendo una base solida per procedere.
  2. Previs: durante questa fase, che ha inizio una volta ottenuto il via libera, gli artisti VFX creano versioni approssimative delle risorse CGI e degli ambienti virtuali che verranno utilizzati nel film. Questa fase è cruciale per le decisioni creative, poiché permette ai filmmaker di visualizzare e pianificare le scene in dettaglio.
  3. Techvis: la visualizzazione tecnica si concentra sugli aspetti tecnici della produzione virtuale: si analizzano le complessità tecniche del progetto, determinando come verranno filmate le sequenze, dove posizionare le telecamere virtuali e fisiche, come gestire l’illuminazione e quali risorse digitali saranno necessarie per ogni scena.
  4. Stuntvis: questa fase è dedicata alla coreografia e alla previsualizzazione delle acrobazie, utilizzando la tecnologia di motion capture: aiuta la squadra degli stuntman a pianificare le acrobazie in modo sicuro, oltre a consentire di adattare le azioni degli attori alle caratteristiche dei personaggi virtuali, garantendo una perfetta integrazione tra reale e digitale.
  5. Postvis: dopo che tutte le riprese sono state effettuate, si passa alla fase di post-visualizzazione. In questa fase, gli artisti VFX aggiungono gli effetti visivi mancanti alle riprese live-action, creando una versione preliminare delle sequenze finali. La postvis offre una visione migliore di come apparirà il prodotto finale, permettendo al team di fare le modifiche necessarie prima della fase di consegna definitiva.
  6. Consegna: la fase in cui il prodotto finale viene renderizzato, rifinito e preparato per l’approvazione (e, dunque, la successiva distribuzione). Tutti gli elementi visivi, inclusi gli effetti VFX e le risorse virtuali, vengono completati e integrati, garantendo che il progetto video sia pronto per il pubblico.

Come è evidente, la virtual production trasforma il modo di creare film, integrando gli effetti visivi e le tecnologie più avanzate fin dall’inizio del processo produttivo; si tratta di un approccio che non solo migliora l’efficienza e riduce i costi di produzione, ma apre anche ai filmmaker tantissime nuove possibilità, consentendo loro di realizzare visioni più ambiziose e complesse.

 

I vantaggi della virtual production

Rispetto ai metodi tradizionali, la virtual production offre numerosi vantaggi rispetto ai metodi tradizionali; nello specifico:

  • costi ridotti: la creazione di sfondi digitali elimina la necessità di set fisici e, di conseguenza, riduce la necessità di effettuare nuove riprese, abbassando significativamente i costi;
  • efficienza post-produzione: con la VP le modifiche possono essere apportate in tempo reale, riducendo gli errori e, in generale, migliorando l’efficienza di ciascuna fase;
  • creatività illimitata: i VFX artist possono facilmente manipolare ogni tipo di elemento visivo, offrendo possibilità creative senza precedenti;
  • lavoro remoto: permette alle persone di lavorare e filmare da remoto, eliminando la necessità di recarsi fisicamente sul set e risolvendo problemi legati a condizioni meteorologiche, illuminazione ambientale, accessibilità a determinate location e molto altro;
  • tempo ridotto sul set: gli attori possono vedere l’ambiente in tempo reale grazie ai LED wall, riducendo la necessità di riprese aggiuntive.

 

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